The empty chair
di Luke Fildes
The Graphic pubblicò un'illustrazione del giorno dopo la morte di Charles Dickens, mostrando la sedia vuota di Dickens nel suo studio.
Van Gogh ha rappresentato diverse volte delle sedie nelle sue produzioni ma le più importanti sono La sedia di Vincent e La sedia di Gauguin.
I quadri di Van Gogh non nascondo significati solamente dietro le loro pennellate ma in alcuni casi, come in questo, la folle vita del pittore ha permesso di poter accostare alle tele dei curiosi racconti che ci aiutano a comprende meglio quali motivazioni lo abbiano spinto a dipingere un dittico e quindi a meglio interpretare le sue opere.
Dopo aver maturato solo tardivamente la sua vocazione pittorica, Vincent van Gogh si stabilì a Parigi nel 1886 per poi trasferirsi ad Arles, nel Meridione francese, nel 1888, alla ricerca di colori più vividi che potessero esprimere immediatamente i suoi stati d'animo interiori. Qui, dopo i ripetuti inviti suoi e del fratello Théo, fu seguito dall'amico Gauguin, con il quale sognava di fondare un atelier di pittori avanguardisti in grado con l'affratellamento di lottare per un'arte, e per un futuro, migliore. Se le prime settimane di convivenza furono tutto sommato cordiali e indolori, ben presto i rapporti tra van Gogh e Gauguin si incrinarono, per poi raffreddarsi definitivamente. «È raro che Vincent ed io siamo d'accordo su qualcosa, soprattutto quando si tratta di pittura» scrisse Gauguin a Bernard, insofferente di trovarsi in una città «piccola e meschina» come Arles, mentre a Théo van Gogh rivelò: «Vincent ed io non possiamo assolutamente vivere insieme in pace per incompatibilità di carattere». Il 23 dicembre 1888 gli attriti presenti tra i due toccarono il loro massimo apice di virulenza: dopo una lite, infatti, van Gogh si amputò il lobo dell'orecchio sinistro in un impeto di rabbia, inaugurando un'irrimediabile discesa verso la follia per via dalla quale verrà condotto dapprima al manicomio e, poi, alla morte. Gauguin, spaventato, fuggì da Arles e lasciò l'amico solo, abbandonato, disperato. «Intanto posso già dirti» comunicava, esitante, Vincent al fratello nel dicembre 1888 al fratello Théo «che i due ultimi studi sono molto strani. Quadri da 30, una sedia di legno e di paglia giallo piceno su un pavimento di mattoni rossi contro la parete (giorno). Poi la sedia di Gauguin, rosso e verde, umore notturno, pareti e pavimento anch'essi rosso e verde, sul sedile due romanzi e una candela. Su tela e in strato spesso». «Alcuni giorni prima della nostra separazione, ho cercato di dipingere il suo posto vuoto. È uno studio della sua poltrona di legno bruno-rossiccio, con il sedile in paglia verdastra, e - al posto dell’assente - una candela accesa e alcuni romanzi moderni» scrisse poi Vincent ad Albert-Émile Aurier poco dopo aver realizzato le due Sedie. Il progetto di van Gogh, ora, è ben chiaro. Per esorcizzare il senso di vuoto e di smarrimento causato dall'improvvisa partenza di Gauguin, van Gogh ritrasse le sedie sulle quali egli e l'amico si sedevano e conversavano, sull'arte e sul mondo. Le sedie, in questo modo, avrebbero potuto agire come punti di contatto di due amici ormai disgiunti.
Le due sedie, viste proprio come un dittico, occupano interamente la tela e presentano oggetti sopra al sedile che vanno a rappresentare i gusti e le abitudini dei due artisti. Sono disposte schiena contro schiena: le due sedie non hanno niente da dirsi e, anzi, si respingono, a dimostrazione delle forti idee contrastanti dei due artisti.